Il 26 marzo 1927 partì la grande epopea della “gara più bella del mondo”. La prima edizione vide la vittoria della O.M. di Minoia-Morandi: percorsero i 1.600 km in poco più di 21 ore, alla bella media di 77 km/h. La cronaca di quel giorno storico
1/4 Morandi-Minoia su OM 665 mentre transitano sul Passo della Raticosa. Al centro, con il braccio leggermente alzato, è riconoscibile Enzo Ferrari. (Archivio Negri, Brescia)
L a Mille Miglia è la grande scommessa che rivoluziona il mondo, ancora giovane, dell’autombobile. Nasce come avvenimento automobilistico-sportivo, ma subito si trasforma in evento sociale, culturale e di costume. Le esigenze da cui nasce l’insolita sfida sono molteplici, ma far disputare una maratona ai veicoli a quattro ruote per 1600 km è una creazione così innovativa, che subito scatena entusiasmo e accesi dibattiti. S’intrecciano discussioni, serpeggiano scetticismo e curiosità, si aprono scommesse e molti si chiedono se le macchine riusciranno a concludere la gara.
L’industria motoristica di casa nostra è in grave crisi, le grandi case abbandonano le competizioni anche a causa dei mutati regolamenti internazionali, che riducono la cilindrata dei motori in gara e l’interesse per le corse in circuito scema al punto che al Gran Premio d’Italia si schierano cinque concorrenti e addirittura solo tre in quello francese. Serve una scossa, che sovverta questo declino agonistico.
Il 20 Gennaio 1927 sulla prima pagina della “rosea” campeggia per la prima volta il titolo “La Coppa della Mille Miglia”: è l’annuncio ufficiale del grande evento. Per gli organizzatori Maggi, Mazzotti, Castagneto e Canestrini, a cui non mancano fantasia, coraggio e incoscienza, la sfida è lanciata. Hanno le idee chiare, stendono il regolamento della corsa in base alle nuove norme internazionali stabilite da poco a Parigi, tracciano il percorso definitivo e fissano le date per la gara. La determinazione li porta in poche settimane a pianificare l’evento, il suo regolamento e il percorso di 1628 km. Il tracciato Brescia-Roma-Brescia, con Bologna che incrocia la gara nell’andata e nel ritorno, sembra disegnare un grande “8”. Ci sono anche i dettagli della tabella chilometrica. I quattro audaci amici sono certi che la loro idea sia vincente, tanto che fanno pubblicare l’intero regolamento e i dettagli del percorso prima ancora dell’approvazione ufficiale da parte della Commissione Sportiva del RACI. La concezione della gara organizzata dall’Automobile Club di Brescia è innovativa ed entusiasmante, ma per decollare definitivamente serve il benestare del governo. A gettare un ponte fondamentale per l’attuazione definitiva al progetto, interviene Augusto Turati, segretario generale del Partito Fascista, che vede nell’evento un utile strumento di propaganda.
Finalmente arriva il giorno delle verifiche in cui auto e piloti diventano realtà della corsa. Alcuni rappresentano ufficialmente le Case automobilistiche, altri piccole scuderie, per finire con i concorrenti privati. Le squadre ufficiali sono la bresciana O.M, Fiat, Alfa Romeo, Lancia, Peugeot, Diatto, Itala, Amilcar, Ceirano e privatamente corrono pure Bugatti, Bianchi, Isotta Fraschini, Sam e Salmson. Anche l’Ansaldo, che costruisce auto, ma non per correre, presenta tre equipaggi ufficiali. Sedici marche per i cento iscritti tra cui spiccano i nomi di piloti affermati come Brilli Peri, Minozzi, Cattaneo, Minoia, Strazza e Cortese. Aymo Maggi, uno degli ideatori e buon pilota, è in gara con Bindo Maserati, uno dei sette fratelli fondatori della celebre Casa. C’è anche Tazio Nuvolari, su Bianchi, ma è considerato ancora soltanto un buon motociclista.
Sabato 26 Marzo 1927 in viale Rebuffone, alle otto precise, Augusto Turati abbassa la bandiera sull’Isotta Fraschini di Aymo Maggi: inizia la grande scommessa. Partono 77 vetture, al primo controllo di Parma già si intuisce che il ritmo è elevato, Brilli Peri sull’Alfa Romeo è in testa. Al controllo di Roma il pilota fiorentino fa segnare un tempo da brividi, correndo alla media di 88 km/h, ma dopo Spoleto si ferma. Passano al comando Minoia-Morandi su O.M., che a metà percorso godono di un vantaggio di mezz’ora sugli inseguitori. Non c’è lotta per la prima posizione, ma il duello è incandescente per la piazza d’onore tra Danieli-Balestrero e Danieli-Rosa. Ferdinando Minoia, con Giuseppe Morandi, su OM 665 Sport, vincono la prima Coppa delle Mille Miglia alla media di 77 km/h, percorrendo in 21h4’48’’ il percorso Brescia-Roma-Brescia. Sono partite 77 vetture e ne ritornano 54: la grande scommessa è vinta. La Mille Miglia è un successo per tutti. Trionfano le auto e trionfa l’uomo che le guida, si esaltano i valori dello sport, straripa l’entusiasmo popolare, lo stato rafforza l’idea di efficienza e gioiscono i quattro moschettieri perché il loro sogno è diventato una grande realtà. Sono passati 90 anni da quella grande scommessa e da allora le due parole Mille Miglia evocano un solo significato: “la corsa più bella del mondo”.
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Articolo tratto da: www.automobilismodepoca.it