Senna Comasco, iracconto: «Avevo solo 12 anni. Il terribile incidente nel quale morirono 11 persone era avvenuto a poca distanza da dove ero io»
«Sono sopravvissuto alla strage della Mille Miglia perché la notte prima aveva piovuto: io e i miei amici ci siamo trovati di fronte a una stradina piena di fango e pozze e abbiamo deviato. Siamo andati a poche centinaia di metri da dove invece ci saremmo fermati, nel punto in cui l’auto è finita sulla folla».
Bruno Pinelli, 72 anni, vive a Senna Comasco. Negli occhi ha la tragedia di Guidizzolo, Mantova, 1957. La Ferrari di Alfonso de Portago che esce di strada sugli spettatori: 11 morti. «Vidi un bambino, morto, in canottiera, tirato su di peso da chi l’aveva appena estratto dal fango – ricorda Pinelli – Non ho più dimenticato quella scena. Quel bimbo è diventato il mio angelo custode».
Fra poco, il 12 maggio, saranno passati sessant’anni da quella strage. Pinelli, ex agente di commercio in pensione, era un ragazzino di 12 anni. «Sono nato a Rebecco di Guidizzolo – racconta – poi mi trasferii vicino, a Tezze di Ceresara. La nostra vita era la campagna, la Mille Miglia uno dei pochi eventi. Quel giorno andammo in bici a Castelgrimaldo. Io e i miei migliori amici: Gianni, Carlo e Cesare. Da lì, accompagnati dalla sorella di uno di noi, maggiorenne, dato che noi eravamo comunque dei ragazzini, ci incamminammo verso l’asfalto. Solo per evitare alcune pozze non siamo arrivati al punto della tragedia. Un puro caso».
Il racconto completo sul quotidiano La Provincia in edicola domenica 30 aprile
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